Recensione Killers of the Flower Moon

Martin Scorsese torna prepotentemente sul grande schermo con “Killers of the Flower Moon”, per raccontare gli eventi accaduti in Oklahoma, quando la Nazione degli Osage scoprì il petrolio. In poco tempo, dall’essere i cittadini più ricchi degli Stati Uniti, divennero la preda più ambita dei colonizzatori (bianchi), che si volevano impadronire delle ricchezze. 

Il regista fin dall’inizio gioca a carte scoperte, dichiarando apertamente chi saranno i cattivi della storia e i loro intenti. Questo gli permette di soffermarsi sulle relazioni tra i vari personaggi: per esempio evoluzione del rapporto tra Ernest Burkhart (Leonardo Di Caprio) e suo zio William Hale (Robert De Niro), ma anche quello tra Ernest e sua moglie Mollie (Lily Gladstone). 

Una menzione in particolare la meritano assolutamente i tre protagonisti della storia. Scorsese finalmente ci regala Di Caprio e De Niro nella stessa pellicola e già dalle prime battute si intravede un’alchimia sublime tra i due: si ha la percezione che l’anziano e saggio attore (De Niro) incontra il figlio, ormai grande,  che ha fatto lanciare nel cinema targato Scorsese.  Per chi non lo sapesse, Robert De Niro e un giovanissimo Leonardo Di Caprio lavorarono insieme nel 1993 sul set di “Voglia di ricominciare” e fu proprio in quel periodo che De Niro consigliò a Scorsese di tenere d’occhio quel giovane talento.

La sorpresa, invece, è proprio l’attrice protagonista Lily Gladstone, che agli Oscar 2024 se la giocherà con Emma Stone ( Povere Creature!). 

Per quanto riguarda il comparto narrativo a me non ha catturato e di conseguenza non mi ha convinto, però va oggettivamente riconosciuto che è di altissimo livello. Ampiamente promossi invece, il reparto regia e fotografia.

In conclusione, alla prima visione non mi aveva assolutamente convinto, ma alla seconda l’ho rivalutato molto in positivo. Purtroppo però, per gusti prettamente personali, non mi sento di dire che è una delle sue migliori opere. 

Sicuramente è un film da non perdere ed è puro cinema, ma la sceneggiatura non è riuscita a catturarmi fino in fondo. Questo, probabilmente, è dovuta anche alla gigantesca durata del film e molti momenti che hanno un ritmo troppo lento. 

Sicuramente le 10 nomination agli Oscar sono meritate e ne porterà a casa sicuramente più di una.