Almeno una volta nella vita ci siamo sentiti infinocchiati. Dal primo che passa, dal venditore, dalle istituzioni, da un artista a cui si è affezionati, dalla fidanzata o dall’ex fidanzato, anche dal migliore amico, per quasi tre quarti d’ora si è rimasti di stucco e con lo sguardo basso.

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Infinocchiare” è un verbo squisitamente toscano. Il significato si perde nell’etimologia regionale; il folklore e l’inventiva tipica dei fiorentini hanno prodotto questa speciale locuzione che è diventata comune fino ai giorni contemporanei.

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Il tutto ha a che fare con il finocchio. Beh grazie,e fin qui niente di nuovo. Ma cosa c’entra il finocchio?

Il significato si perde nei meandri della storia toscana e italiana. Quando la vendita dei prodotti derivanti dalla natura era diretta. L’industrializzazione del settore agricolo era uno spettro lontano. Gli scaffali dei supermercati, le pubblicità, la televisione, Facebook e i selfie non erano nemmeno teorizzati nei libri di fantascienza.

I venditori di vino! Che furbacchioni. Dipende tutto da loro.

Capitava che la vendemmia fosse particolarmente misera o troppo affrettata e da ciò derivava un pessimo vino; spesso e volentieri annacquato! Altro che Chianti Classico, qui proprio si parla di una brodaglia rossiccia. E come fare per venderlo? Ricorrere ad espedienti naturali!

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Al finocchio giustappunto. Vi siete resi conto di quanto possa essere forte il suo sapore? Esatto! Proprio quel sapore che rende così particolare e buona la finocchiona.

Il finocchio è da sempre un insaporitore naturale. Spezia a buon mercato. In più ha una proprietà speciale: inibisce le papille gustative e rende la bocca insensibile ai sapori. Inoltre l’aroma di finocchio e quella del vino si sposano benissimo. Per cui i furbi produttori di vino giù ad offrire il finocchio ai compratori, che bevendo lo squallido intruglio annacquato ne rimanevano entusiasti fino ad acquistarne a galloni.

Una volta tornati a casa e pronti a far banchetto con il rifornimento per una stagione intera, sbocciavano e davanti a tutti si rendevano conto d’esser stati infinocchiati.

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Un’altra categoria avvezza all’infinocchiamento era quella degli osti. Grazie all’erbacea così comune riuscivano a rivogare piatti rancidi e pessimi vini agli sfortunati commensali.

Ora  sapete perchè si dice così cercate di non farvi infinocchiare.

Gilberto Bertini

redazione@firenzefuori.it