Recensione Civil War

A cosa si è disposti pur di vivere cinque minuti di gloria? Questa è la base su cui si struttura il nuovo film di Alex Garland, Civil War, ambientato in un’America in cui è scoppiata la guerra civile, quando gli stati secessionisti, come il Texas e la California, vogliono spodestare il Presidente degli Stati Uniti. 

Chi si aspetta un film ricco di guerra, ricco di azione e violenza resterà deluso, perchè il fulcro del film non è tanto la guerra, ma il giornalismo. Alex Garland mette a confronto due generazioni di foto reporter: la leggendaria Lee Smith (Kirsten Dunst) e la giovanissima Jessie Cullen (Cailee Spaeny). Se volessimo essere ancor più dettagliati nella storia troviamo anche una terza generazione, rappresentata da Sammy (qui soprannominato il saggio), che da consigli a tutta la troupe durante il viaggio, rimanendo però in un ruolo marginale. Altro piccolo ruolo, ma con la sua importanza è quello del giornalista Joel (Wagner Moura) che in poche parole è l’angelo custode di Jessie e che ha un unico obiettivo: intervistare il Presidente.

Come già detto, i personaggi protagonisti sono Lee Smith e Jessie Cullen. Due personaggi ben strutturati e interpretati, che hanno un’evoluzione che possiamo definire un vero e proprio passaggio di consegne tra la vecchia e la nuova generazione. Passaggio che, nonostante prevedibile, lascia ugualmente colpiti a causa della violenza della pellicola.

A livello visivo la prima cosa che rimane impressa è la complessità che ruota intorno alla fotografia di guerra (elemento narrante fondamentale). Mostra, infatti, quanto sia difficile il lavoro di un foto report, quanto conti saper cogliere l’attimo e, soprattutto, quanto lavoro ci sia dietro una singola foto.

La nota negativa della pellicola è il ritmo, che per due terzi è molto lento, mentre nell’ultimo atto è estremamente rapido nella narrazione. Credo, però, nonostante contrario a queste elevate differenze di ritmo che fanno perdere l’attenzione, che il regista sia stato comunque capace di coinvolgere lo spettatore.

In conclusione è una pellicola da non perdere. Non può assolutamente considerarsi un War Movie, ma una narrazione sulle conseguenze della guerra, vista dagli occhi dei foto reporter, con un gran mix di violenza, attualità e politica.