Aria d’artista. Così si potrebbe definire quella che si respira entrando nello studio di Clet Abraham. Non solo per tutte le raffigurazioni che si possono trovare sparse nella stanza: sui muri, per terra, appese al soffitto o dipinte. Ma anche per quel senso di curiosità che ti pervade, che ti spinge a voler capire cosa c’è dietro ogni rappresentazione, ogni figura, ogni “omino stilizzato”, idea che lo ha reso noto al grande pubblico. 

“Era un periodo difficile della mia vita, – racconta Clet – economicamente parlando, in cui vivevo come artista. Avevo bisogno di venire allo scoperto, perché avendo un carattere molto indipendente non lavoravo con gallerie. Sentivo, però, di meritare un pubblico. Ché almeno una volta la gente potesse vedere la mia arte e avere modo di giudicare. L’unico posto che mi era rimasto era la strada.”
Così quelle vie, percorse ogni giorno da migliaia di persone, si prestavano perfettamente a questa curiosa idea dei cartelli stradali. Non ha mai smesso, la strada, di essere la compagnia di ogni suo nuovo progetto per “evitare quei filtri che la burocrazia impone. – racconta – Non tanto per egocentrismo, quanto perché sento che ci siano degli spazi che il cittadino debba riprendersi. Tutto ciò che si vuole dire al mondo, non sempre può essere filtrato da altre persone. Chi può giudicare se la mia è arte o meno?”. 

Lo definisce un “passo libero” e desidera che sia un potenziale per ognuno, affinché ogni cittadino si senta partecipe della società, con le proprie peculiarità e attitudini. Questo è il significato delle sue rappresentazioni, come la statua su Ponte alle Grazie. Opera che, negli anni, ha vissuto una lotta con le autorità. “Non sono contro le regole. Queste, però, devono servire a noi e non noi a loro.”.

Firenze, in tutto questo, sembra rappresentare un destino già scritto. “Il fatto che i cartelli stradali nascano a Firenze non è un caso, – spiega Clet – perché la loro presenza qui è un’assurdità a livello estetico. Una città che rivendica di rappresentare il Rinascimento, piena però di cartelli stradali. È evidente questa contraddizione.”. Così questa città, che ha rappresentato un grande trampolino di lancio, lo accompagna nelle sue nuove idee al suono di quel fiume, immerso nella natura, che tanto ama.

Clarissa Rachele Poli