Fiorentina manca solo il gol di Manto Erboso
Un tacco 18 quello che calza questa Fiorentina. Dall’alto guarda tutti verso il basso. Resta in equilibrio come Grace Kelly, elegante e sobria; per ora nessun scivolone alla io Valeria Marini. Sarà che per ora Vittorio è fuori dai giochi e la zafferana è finita. C’è un’ aura misteriosa che avvolge questo gruppo e la sua guida, non solamente perché il significato delle interviste di Paulo resta oscuro ai più, ma principalmente perchè un lunedì mattina ti accorgi che sei lassù e ancora non hai ben chiaro come tu ci sia arrivato.
Tutti dal Milan all’Atalanta passando per l’Inter sono passati nella morsa seduttrice e letale del fascino femmineo della Fiorentina targata Paulo Sousa. Tranne il Toro che con personalità si è negato, ma si sa forse Ventura è disinteressato a certe cose.
“E da quando c’è Verdù, l’Atalanta non c’è piùùù” così il popolo di Firenze, sulle note di Battisti, si addormentava sereno nella prima domenica di ottobre. Nei sogni europei: inni da far venire brividi, “The championssss!!!”.
Il calcio è una scienza inesatta e vince chi nei se riesce a trovare conferme positive. Ovvero si parla di variabili ed incognite. E il tifo ha un credito che concede nei confronti della società sulla base di fiducia. Avere i campioni è una garanzia sulle incognite. I campioni tendenzialmente non hanno cali di rendimento, fanno girare la squadra e hanno tasso tecnico da vendere oltre che talento. La serie A da questo punto di vista è lontana dal resto dell’Europa che conta. La Fiorentina di campioni ne ha pochi, forse due e mezzo. Due in progress, Berna e Baba e uno a cui il fato si è opposto: Pepito. Il resto della rosa è composto da un meraviglioso complesso di se che si sono evoluti sempre di più in certezza; ed è così che la Fiorentina si ritrova, forse senza campioni, ma con un livello medio molto alto. E’ come se tutte le situazioni si incanalassero sui giusti binari senza aver fatto niente di particolare; credo che sia la sensazione che debba fornire a noi profani un lavoro fatto bene, con una spruzzatina di fortuna che non guasta mai.
L’ANALISI TATTICA: Pronti via e siamo di nuovo, come a Milano, in superiorità numerica con rigore annesso. Se tutto va come deve andare al massimo lo sbagliamo, sempre che l’arbitro non ci ripensi e ammonisca il nostro per simulazione: e invece no Ilicic, fredda Sportiello e caracolla verso il centrocampo abbracciato da tutti col solito sguardo strabordante di entusiasmo e mano fasciata ( qualcuno gli regali un’affettatrice). A ripensarci oggi, tutto quello che accade fra il primo e il terzo gol riesco a leggerlo solo come l’attesa dell’imponderabile, oltre che dell’impossibile se te l’avessero raccontato a fine calcio mercato:
La Fiorentina fa circolare palla sulla trequarti, ad un certo punto Vecino verticalizza per Kalinic che gli si fa incontro, esterno destro di prima intenzione a scavalcare tutta la linea difensiva, inserimento di Verdù che al volo di interno destro segna sul palo più lontano.
Ora, premesso che il gruppo whatsapp di discussione sulla Fiorentina mio e dei miei amici si chiama “ma chi c***o è Verdù?”, non era assolutamente pensabile ad agosto, il giorno del loro arrivo, che l’asse Kalinic-Verdù ci fornisse il gol più bello della stagione.Dietro non può che esserci il lavoro, ed unicamente quello. Ovvero ciò che sta in mezzo alle due circostanze imprevedibili: il rigore e la magia di Verdù. E nel mezzo ci stanno parecchie cose, anche se filtrate dalla superiorità numerica, dalle 16 conclusioni in porta alle 43 azioni collettive, frutto di una fitta rete di passaggi e geometrie che ci mostravano il totale controllo del campo. I calciatori hanno sempre una soluzione ma soprattutto hanno più spazio a disposizione, l’area avversaria non è sempre intasata ed è spesso territorio di conquista per gli inserimenti ieri di Borja, di solito di Kalinic.
Ci vorrà molto tempo per farsi un’idea delle reali possibilità di questo gruppo, ce ne vuole molto meno a dare una sbirciatina alla classifica, senza esagerare che due settimane da qui a Napoli sono un’eternità, ma soprattutto fidiamoci, che Sousa ha già detto che le passeranno a lavorare.
LE ALTRE: Segnali di vita dai cortili dello Juventus stadium, come direbbe Battiato: gli undici di Allegri, vestiti come dei Bonzi per entrare a corte degli imperatori della dinastia di Delio Rossi, hanno finalmente vinto in casa. Sicuramente sono sulla strada di ritrovare la condizione fisica e mentale giusta, avendo un ritardo dovuto al rinnovo di rosa e agli impegni di coppa che hanno impegnato e stremato la squadra. Vincenti il Napoli, la Roma e la Lazio: si profila una lotta a più voci per il vertice. In un campionato, mai stato così corale, si profila come una campagna di lacrime e sangue fino all’ultima mossa per conquistare la Kamchatka, per gli appassionati di Risiko.
Gilberto Bertini
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