Oggi vi raccontiamo la bella storia dei fantasmi in via Ghibellina

La fantascienza e l’horror sono un registro  narrativo e specifico che segue determinati stilemi e crismi. Anche una storia di fantasmi, come quelli di via Ghibellina, ha quindi un suo sviluppo. Gli eventi, di cui abbiamo un riscontro tangibile,  partono, polanskiamente, da una coppia di inquilini.

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L’inquilino del terzo piano (1976 R. Polanski)

 

Siccome noi di FirenzeFuori siamo tanto amanti delle storie fiorentine  quanto del meta, abbiamo deciso che questa storia di fantasmi sarà narrata come se voi, o avidi lettori, stesse leggendo il copione di un film horror.

Andiamo con ordine:

Titolo: I Fantasmi di via Ghibellina

 

Anno: 1867, la scena si svolge in una Firenze notturna, impregnata di nebbia. I toni sono soffusi, gli infissi sono di legno. Per strada si respira odore di frutta marcia e carbone.

 

Location: via Ghibellina, numero civico 14. La palazzina è elegante, gli arredi sono in stile roccocò. Panchetti rivestiti di velluto verde, la chaise longue ha un sottile intarsio floreale. Per le scale si incrociano gli abitanti del palazzo, si saluto con cordialità. Le scale hanno un’ampia tromba, ogni suono è amplificato e reso solenne. Così ogni passo di notte rimbomba e crea suspance.

 

Personaggi: Una coppia di sposini, appena trasferiti da Pistoia per cercare fortuna in città. Lui promettente avvocato figlio di un ricco proprietario di una piantagione, lei una sarta che ha appreso il mestiere dalla nonna. Hanno scelto come nido d’amore l’appartamento in via Ghibellina 14, poco lontano dalla cattedrale, molto distante dalle loro terre d’origine. Si amano, ma a tutti i costi vogliono perdere l’odore della terra che caratterizza le loro origini poco raffinate. Al piano di sotto, abita un frate, di grossa corporatura, avvezzo al gaudio di una tavola imbastita a festa e amante del buon vino. Alla fede unisce il pragmatismo, rassicura la popolazione con una pacca sulla spalla e con l’augurio che il nuovo secolo porterà un giovamento.

 

Lo svolgimento poco convenzionale di questo articolo si rovescia in narrazione minuziosa, dei fatti che dalle nostre fonti abbiamo estrapolato.

Leggi, lettore ricco di curiosità, la storia dei fantasmi di via Ghibellina:

Trama:

Il Natale era alle porte. La città aveva l’aria affannosa della rassegnazione all’inverno. Firenze era il crocevia del progressivo cambiare del mondo.  Il mondo agricolo e artigiano si scontrava con l’industria e con i ‘colletti bianchi’. Una nuova ‘razza’ compariva sulla scena, autodeterminata nei modi e nei gesti, gli avvocati e i tribunali. Per non parlare poi dei politici moderni, ma questa è un’altra storia.

I fantasmi di via Ghibellina sono apparsi in visione, e, per i più scettici, esistono le prove più positiviste del mondo. Gli atti di tribunale, ma sveleremo questo dettaglio più avanti.

 

Il Natale 1867 non fu felice come si aspettavano i due sposini residenti al 14 di via Ghibellina. Infatti ad una settimana dalla festività la loro borghese quiete fu sconvolta da un episodio straordinario. Durante i pasti dei colpi provenienti dalle fondamenta del palazzo risuonavano in tutto il palazzo.

In seguito i colpi si tramutarono in botte sul tavolo, delle quali non si aveva una prova tangibile; non una vibrazione ai danni degli oggetti sulla tavola, non uno spostamento, solo un incessante ed inquietante rumore.
La coppia di sposini iniziò ad aver paura. Ma era più grande la discrezione. Non volevano dirlo a nessuno, poichè dovevano difendere la loro condizione di coppia elevata socialmente.

Ma la situazione peggiorò. 

Il servizio di porcellana, regalato dal babbo di lui rifinito dalle aziende di Sesto, inizio ad animarsi. Piatti, bicchieri e tutte le stoviglie furono animate con in una “elettrica danza“.

Le porcellane vagavano per aria ed esplodevano quando la stanza era vuota.

La situazione divenne insostenibile. E i due sposini si rivolserò all’unica persona con cui aprirsi: il frate al piano di sotto.

Anche perchè, come se non bastasse l’orgia di cocci rotti, le manifestazioni paranormali si fecero più pesanti. Infatti iniziarono a sentirsi abbracciare da qualcosa di invisibile.

Si sentirono toccare ed essere immobilizzati. 

Con l’avvicinarsi del Natale, il fenomeno si palesò definitivamente.

Un fantasma “in carne ossa“: fluttuava nell’oscurità. Capo ricoperto da un cappuccio

Il frate al piano di sotto, che aveva ovviamente sentito gli stessi rumori, decise di prendere la situazione in mano. Praticò un esorcismo.

Al procedere con il rituale, si manifestò davanti all’uomo di chiesa e allo sposino che voleva arrivare virilmente al fine della questione, una figura antropomorfa.

Il frate ne fu sopraffatto ma la figura alla fine si fece piccola piccola e scomparì.

 

La vicenda si spostò in tribunale. 

Qualcuno starà pensando: “l’incubo continua”… e in effetti non ha tutti i torti. 

Comunque, gli sposini decisero di tornare a Pistoia e lasciare definitivamente il palazzo di via Ghibellina n 14. Quell’esperienza fu troppo traumatica per loro, e lui decise di andare a fare il giardiniere nell’azienda di papà.

Non prima però di subire causa dal padrone di casa che denunciò gli sposini perchè con le loro “fandonie” sui fantasmi fecero cadere il prezzo dell’appartamento.

Grazie a questa esperienza di tribunale abbiamo una testimonianza che i fatti che vi abbiamo narrato sono accaduti realmente. Tenete conto che nel processo furono chiamate a testimoniare molte persone, che dichiararono di aver udito i rumori nel palazzo.

Ovviamente gli inquilini furono assolti.

Questa è la storia dei fantasmi di via Ghibellina, piaciuta?

Scrivete a redazione@firenzefuori.it

 

Gilberto Bertini