Nel luogo della pittura, Loredana Barillaro racconta Mauricio Meza Rojas

Il 10 febbraio, e fino al 10 maggio 2024, prenderà avvio – nelle sale di Konnubio, ristorante in via dei Conti 8r, a
Firenze – una nuova esposizione di arte contemporanea all’interno del progetto “Gusto Visivo” grazie a cui si conferma la
doppia anima del locale, ristorante e galleria d’arte, all’interno di una pratica che vede numerose aziende connotare sempre di più il loro brand per un’azione decisa di promozione dell’arte contemporanea, configurandosi per un moderno
mecenatismo.

La mostra, dal titolo Nel luogo della pittura, curata da Loredana Barillaro, presenta il corposo lavoro di Mauricio
Meza Rojas, artista di origini colombiane, ma attivo da molti anni a Firenze – sua città d’elezione – il cui lavoro si inserisce
pienamente in una riflessione sulla trattazione della natura morta nella pittura figurativa contemporanea.
Scrive la curatrice:
Geometria, rigore, nature morte dai dettagli delicati e precisi che si connotano per una poesia soffusa e atmosfere velate.
Esiste una disciplina, un fare “rigoroso”, la possibilità di scomporre le superfici dipinte in singoli elementi. E’ allora che ci
accorgiamo che l’artista è in grado di creare raffinate composizioni visive con pochi ed essenziali forme.
Il lavoro di Mauricio Meza Rojas si inserisce in quella che è la trattazione della natura morta nella più attuale pittura
figurativa, egli realizza un uso mirabile della luce, essa stessa protagonista dei suoi dipinti. Ed è l’elemento naturale quello
che privilegia l’artista, un elemento naturale che viene però astratto, estrapolato da un dato contesto per essere inserito là
dove egli ne senta il bisogno.
I frutti, i fiori, gli agrumi di cui si ha quasi la sensazione di poter avvertire la ruvidezza della scorza o di sentirne il
profumo.
Che siano dipinti a olio o ad acquerello la resa pittorica è sbalorditiva, non c’è tentennamento ma solo la certezza di chi
sente l’urgenza di riportare sulla superficie ciò che colpisce il suo occhio, poiché i suoi lavori cominciano nel momento in
cui egli compone il soggetto in studio, dal vero, definisce la scena. Ed è lì che l’artista ha ben chiaro come tutto sarà, quale
potrà essere la resa di ogni singolo dipinto.
Se potessimo dunque smontare una ad una le componenti dei sui lavori potremmo ottenere probabilmente immagini che ci
riportano ad una dimensione metafisica in cui gli elementi diventano forme geometriche: sfere, cilindri, ovali, linee che, al
contempo, sembrano fluttuare in atmosfere oniriche, in uno spazio volutamente non ben definito in cui il piano è solo
ideale, forse impalpabile, fatto di luce.
Un piano in cui, a poggiarsi, sono piccoli oggetti – legati forse al quotidiano e alla memoria dell’artista – che ritrovano
significato e una rinnovata ricercatezza. E’ dunque essenziale che vi sia primariamente un’adesione tangibile al soggetto
tridimensionale, affinché le ombre, e il mutare della luce che ne tornisce le forme, possano realizzarsi pienamente.
Al rigore delle nature morte si accompagna di contro la presenza dei volatili, come i colibrì o quello che l’artista ci dice
essere il Clarinero del Pacifico, specie tipica della Colombia – sua terra natia – che vengono descritti con gesto veloce,
istintivo, e l’atto del librarsi, o del rimanere in attesa, emergono con il solo colore, alla cui pennellata egli imprime azione e
carattere.
Nondimeno la perizia tecnica – così necessaria al raggiungimento dell’intento – acquisita nel corso degli anni in maniera
autonoma grazie all’esempio dei grandi maestri del passato, consente a Mauricio Meza Rojas di proseguire al meglio in
questo percorso di apprendimento e crescita che, con fare generoso, egli restituisce alla visione altrui.