Lyle e Erik Menendez, colpevoli o vittime? Recensione della seconda stagione del filone “Monsters”

Dopo il grande successo della serie tv “Dahmer”, arriva sulla piattaforma la seconda stagione incentrata sui mostri. Questa volta Netflix ha scelto di narrare i fratelli Menendez, i quali uccisero brutalmente i loro genitori. Se la prima stagione mi convinse e mi catturò completamente, non si può dire altrettanto di questa. 

Io sono ancora qui a chiedermi come si può portare sul piccolo schermo nove episodi di niente totale. Erik e Lyle, dato che (secondo Netflix) appartengono al filone “Monsters”, come lo è Dahmer, quindi dovrebbero un goccio avvicinarsi a tale genere. Come vengono mostrati invece? Come due bambini che fanno perennemente le bizze. Arrivi veramente a metà stagione che ti viene a noia di sentire questi due che si lamentano. Due terzi della serie sono di loro che raccontano, prima ad uno psicologo, poi all’avvocato e poi in tribunale. L’unico che forse ha avuto una piccolissima evoluzione è il personaggio di Erik Menedez. Il resto non si salva niente. Arrivi a fine visione che esclami a gloria “finalmente è finita”. 

Veniamo alla parte più importante, qual’è il messaggio che la serie vuole mandare? È proprio qui che la produzione compie l’ennesimo grosso errore, il quale è stato compiuto anche con la serie tv “il Caso Yara”. Qui non ci si limita a raccontare fatti, ma la serie prende una netta posizione, cosa completamente sbagliata. Perché secondo voi Dahmer funzione e questa no? Perché in Dahmer si raccontano gli eventi, invece con i fratelli Menendez non viene fatto questo, ma è un insieme di testimonianze, mascherate in questo caso, di ciò che è successo. 

In conclusione, questa serie è completamente sbagliata e non doveva nemmeno essere fatta. Il compito di una serie tv/film è raccontare, non dire se per loro quella persona è colpevole o no. Infatti, come per “Il caso Yara”, anche per questa serie, Netflix avrà molte questioni legali da dover risolvere. Recentemente è stata annunciata una terza stagione incentrata sul serial killer di Plainfield, Ed Gein (Edward Theodore Gein). La sua storia ha già ispirato film iconici come “Il silenzio degli innocenti”, “Non aprite quella porta” o “Psycho”. Resta la speranza che Netflix riesca a raddrizzare il tiro e non ci si ritrovi ad un’altra delusione come “La storia di Lyle e Erik Menendez”.

 

di Francesco Tufano