“Indovina chi?” Chi è il colpevole del brutto momento viola?
Chi è il colpevole del brutto momento viola?
Domande esistenziali. Come furono “chi ha ammazzato Laura Palmer?” o “Perchè il Tanque Silva?”
La Fiorentina, dalla vetta paradisiaca della serie A ad un’affannosa corsa per il terzo posto, ha iniziato il girone di ritorno con un bruttissimo 2-0 subito a San Siro da un Milan normale.
Fanno festa a Milanello, oggi Sinisa ha appeso al frigorifero il disegno fatto da Montolivo con la vittoria contro la Fiorentina.
Cianciando le bande, andiamo a divertirci!
Vi ricordate ‘Indovina chi?‘ lo storico giuoco che ci ha appassionato tutti da bambini?
Vogliamo proporre una versione in salsa tutta viola per analizzare il momento negativo della squadra e capire chi è il colpevole di questa debacle di gennaio .
Andiamo con i sospettati:
Il mister Paulo Sousa:
Arrivato in estate dal Basilea, firma contatti annuali nei posti in cui va ad allenare. Ha vinto praticamente tutto come giocatore, ottimo palmares da allenatore. Brizzolato, atletico ed affascinante, conquista le donne con la sua voce suadente. Ha un carattere istrionico e risoluto. Non è paziente e conosce il suo valore. Con la Fiorentina si è levato molte soddisfazioni tra cui battere il record di punti dei suoi precedenti (vedi Montella), amato dal pubblico e dallo spogliatoio. Non si nasconde mai nelle dichiarazioni pubbliche, denunciando i limiti di una rosa che è priva di top player ed è corta; lui magistralmente compatta tutto lo spogliatoio al grido “la forza del gruppo”. Nelle ultime partite, Lazio e Milan, sembra aver optato per una gestione dei cambi ‘metaforica’, ovvero un messaggio alla società.
Il tris di capitani: Gonzalo Rodriguez, Pasqual, Borja Valero:
Un tris di sospettati per rendere il gioco più intrigante.
Partiamo da Manuel Pasqual: il capitano veneto al suo undicesimo anno in viola può serenamente tirare la riga degli addendi. Valutare la sua carriera e il suo status di calciatore. Si è tolto tante soddisfazioni, una su tutte la convocazione in nazionale. Manuel è stato oscurato dall’esplosione di Alonso e la sua maggiore duttilità tattica agli schemi di Paulo; grandissimo lavoratore, atleta serio e mai indolente Manuel ha sempre onorato la maglia tutte le volte che è stato chiamato in causa.
Borja Valero: lo spagnolo detta legge in tutti i settori del campo. Gestisce i tempi di gioco ed è professore di geometria del passaggio. Ha un trotto ineluttabile ed è fantino eccelso quando la squadra lo segue. Tatticamente nelle ultime uscite è stato spostato in zona più offensiva con licenza di attaccare, si perde nei meandri del pressing asfissiante che sia Pioli che Mihajlović gli cuciono addosso. Nelle prove da interno di centrocampo si è sempre distinto come un abile falegname recuperando palloni. Ricordava più che altro un mastro cesellatore dell’Abetone.
Gonzalo Rodriguez: L’uomo a cui non poteva venire un raffreddore si è fatto venire una somma di ammonizioni. E fu così che il roccioso centrale argentino ha giocato praticamente sempre dall’inizio dell’anno. Si è sposato con una indigena di Vaiano e si è caricato un ruolo difficilissimo: il pilone difensivo di una difesa ballerina. Ha perso il vizio del gol che lo ha contraddistinto nei primi anni a Firenze. Anche lui come nelle migliori famiglie vorrebbe un fratellone centrale, che però manca e spera tanto che arrivi Lisandro, così può farsi venire anche una sinusite.
Il portie Tatarusanu
Sguardo di ghiaccio ed espressività alla Jim Carrey, il lungo portiere viola è dinoccolato come un abete del casentino. Ha vissuto la champions per ben 3 presenze con lo Steaua Bucarest ed è di belle speranze con la maglia di portiere della prima squadra a Firenze. Nelle infauste partite contro Lazio, Milan e Juve ha mostrato incertezze sulla difesa della porta. Nelle uscite e nella freddezza contro l’attaccante lanciato da solo contro la porta. Sembra aver subito un calo di tensione, come tutta la squadra del resto.
Il Nenad riadattato centrale
C’era un Tomovic felice e spensierato, finalmente liberato dallo spettro montelliano del manierismo calcistico, che poteva sgarrettare sulla fascia spazzando via la palla con la forza dell’ignoranza. Era un uomo felice. Poi è arrivato il rimaneggiamento della formazione. E il povero Nenad si è ritrovato centrale in una difesa a 3, costretto a giocare in un labile stretto dove il fallo scomposto può risultare fatale.
La coppia dei fratelli allegria
Ilicic e Kalinic sono stati l’arma vincente dell’attacco della Fiorentina per il girone di andata. Si completavano a vicenda, complementari come due angoli acuti. La loro potenza consisteva nell’interagire con tutta la squadra. La manovra d’attacco della Fiorentina non era un concerto a due strumenti ma una sinfonia. E i due lungagnoni dell’est erano i rifinitori. Qualcosa si è rotto e l’attacco si è spuntato. Dalla gara con il Palermo la Fiorentina è rimasta a secco e Kalinic perso nell’alto mare delle difese avversarie, un vero uomo boa. Ilicic brilla di luce propria grazie alla sua classe, ma è comunque avulso dalla manovra.
Il titolare della ditta ADV
L’occhio del padrone ingrassa il maiale. Che bella la saggezza popolare. Ci indica con semplicità la strada maestra. Andrea Della Valle è il proprietario, insieme al fratello, della baracca. Gli affari di famiglia toccano vari settori tra cui moda, finanza ed editoria. In tutto questo anche la Fiorentina si posiziona come azienda. E, come azienda, ha prima di tutto un cervello, piuttosto che un cuore. Il ruolo di proprietario della baracca lo identificano prima di tutto come imprenditore. L’Andrea inquadrato dalle telecamere è un tipo emotivo che si lascia trasportare; resteranno leggendarie le sue esultanze con tanto di abbraccio alla suora. Nei più di dieci anni di permanenza a Firenze, la famiglia Della Valle, nella persona di Andrea, hanno investito tanto ma hanno anche avuto un grande ritorno, a cominciare dall’immagine. La gestione della squadra vive di alti e bassi con investimenti estremamente mirati e senza colpi di testa (alla Vittorio intendiamoci). Investire nel calcio significa prima di tutto una cosa: accesso in Champions League. Ricapitolando gli ultimi 5 anni di gestione gli investimenti più onerosi sono stati 2/3: Mario Gomez, funesta operazione di mercato che ha visto sborsare discreti milioni, Cuadrado che tra il cartellino e gli stipendi è stata la più onerosa operazione di mercato dell’era Della Valle e Giuseppe Rossi che, al netto dei risultati, è una spesa continua senza vedere la luce alla fine del tunnel. Risultato: tre quarti posti consecutivi e una bacheca di trofei ancora piena di ragnatele. Chiamato in causa nel mercato di gennaio, non è ancora chiara la sua posizione sugli investimenti della squadra.
I dirigenti
La Fiorentina si fregia di un team di almeno 5 (e passa) dirigenti, preparati in diversi ambiti. Nel nostro gioco ne chiameremo in causa 3, i più simbolici. Cognini, Rogg e Pradè:
Nella testa dei Della Valle è ben chiara una cosa: la Fiorentina è prima di tutto un’azienda e come tale deve essere amministrata. Conti, bilanci e tutto alla stregua del fair play finanziario. Non è ammissibile che le spese superino le entrate, vecchia legge di mercato. Di conseguenza sono stati sguinzagliati dei dirigenti in grado di tenere la contabilità, pulita come acqua di fonte. In più è stato affiancato Pradè, dirigente navigato con il pelo sullo stomaco e competente. Le operazioni della Fiorentina portano prima la loro firma, più che dei Della Valle. Di questo trio di cui non conosciamo esattamente i movimenti nella stanza dei bottoni, possiamo evincere dei fattori fondamentali:
-Una pachidermica lentezza sul mercato, che può essere sintomo di grande attenzione (attenti ai pacchi di gennaio che fioccano come sulle trasmissioni della RAI),
-La spettacolare voglia di investire su giocatori che presentano infortuni e/o attitudine al farsi male
–Poca chiarezza con l’ambiente, nelle dichiarazioni di intenti.
Gli avversari:
Le altre squadre hanno preso le misure al gioco di Sousa e si sono organizzate con un pressing asfissiante sui portatori di palla, in particolare Vecino e Badelj (infortunato), o Mati o Suarez. Il raddoppio su Kalinic e l’uomo sguinzagliato a tenere Ilicic.
Regole del gioco:
-Non giocare mai quando la Fiorentina fa una pubblicità, porta male.
-Non perdere la speranza dopo due sconfitte.
-Chi sa la risposta urli “Jumanji” in viale Manfredo Fanti dopo due sambuchine al bar Marisa
-Non dare colpe a chi sta più in alto, ma più in alto di tutti, anche sopra il palazzo… vi ricordate le telefonate in diretta al Ciuffi..?
Per inviare la soluzione al gioco: redazione@firenzefuori.it
Gilberto Bertini