FánHuā Chinese Film Festival, viaggio nella Cina contemporanea

La Cina contemporanea raccontata dalle luci del grande cinema di oggi, quello poco conosciuto in Europa e in Italia, in una ricognizione di storie, dalle periferie alle grande metropoli, dentro un’industria cinematografica che ha vissuto cambiamenti profondi e repentini, al pari con la società in cui si è sviluppato. Parte da qui la  4/a edizione del FánHuā Chinese Film Festival, il festival di cinema che propone il meglio della cinematografia cinese contemporanea, in 15 film dal 2 al 6 ottobre, al cinema La Compagnia di Firenze. La manifestazione è posta in apertura della “50 Giorni di Cinema a Firenze”.

Il titolo della rassegna significa in italiano “Una varietà di fiori che sbocciano” e fa riferimento con un’immagine poetica alla florida e variegata produzione di opere cinematografiche che si sta sviluppando in Cina: i film sono selezionati dal direttore artistico Paolo Bertolin, critico e curatore cinematografico, membro del comitato di selezione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il manifesto di quest’anno è dedicato alla maestosa figura del Drago verde – simbolo dell’anno 2024 nell’oroscopo cinese che rappresenta la forza, la fortuna e il benessere. 

Il festival sarà inaugurato da “Snow Leopard” l’ultimo capolavoro del maestro Pema Tseden, prematuramente scomparso nel 2023 (con “Jinpa” aveva vinto il premio come migliore sceneggiatura della sezione Orizzonti alla Mostra del cinema di Venezia nel 2018, mentre il suo “Balloon” era stato proiettato alla prima edizione del FánHuā). Regista, sceneggiatore e scrittore Pema Tseden è autore di opere che ritraggono in modo meticoloso e realistico la sua terra natale, indispensabili per comprendere le condizioni di vita e la cultura del Tibet contemporaneo. Il film, ambientato nelle montagne tibetane, racconta la convivenza tra pastori e fauna selvatica, soffermandosi sulla delicata questione della protezione del leopardo delle nevi in via di estinzione, una creatura inafferrabile che incarna il tesoro della natura del Tibet.