“Dillo facile”, prima top five per il Festival di Sanremo

Stanchi delle hit? Le classifiche, di qui a qualche giorno diranno di no. “Sembra già sentita”, “..una replica di”, Sanremo non snatura la dimensione artistica dei suoi big che si presentano con ciò che sanno fare meglio. Ed anche quelli che a primo impatto appaiono pezzi appena orecchiabili sono già proiettati, almeno in parte, oltre la stagione invernale, qualcuno resistendo anche alla primavera, per riscoprirsi “belli” in estate (con tutta la varietà che il “bello” può significare).
Le parole sono importanti, il cult di Nanni Moretti insegna. Ma sono fondamentali per tutti?. Prima la musica o prima il testo? La vecchia storia dell’uovo e della gallina.
Poco spazio al parlato nella prima serata del Festival di Sanremo, voce alla musica, e la classifica firmata dalla sala stampa tira fuori il primo verdetto che ci riporta alla dualità tra hit a tutti i costi e testi impegnati. Impegnati, non per forza impegnativi. Il concetto semplice, le parole facili sembrano dominare l’avvio del Festival.
Top Five, Giorgia era attesa alla porta, spalancata per il ritorno, e ci può stare. Nell’era dell’autotune se canti così ci si aspetta che almeno nella parte alta della graduatoria ci arrivi. Li chiamano cantanti, saper cantare lo si immagina come base di partenza, poi smentita, ma questa è un’altra storia.
“Saper cantare”, l’emozione gioca un ruolo determinante nell’esibizione di Simone Cristicchi che la sbaglia per intero o poco meno. Piangono praticamente tutti. Empatizzare, mettersi nei suoi panni. Penso chiunque, ad immaginare la propria madre mentre canta le parole di “Quando sarai piccola”, non sarebbe andato oltre la prima frase. Concetti semplici, parole semplici è la chiave; senza strafare qui si rispettano le attese, con un’ipoteca importante verso il podio (almeno per me).
Due strumenti da imbracciare per il toscano Lucio Corsi, rivelazione assoluta dell’edizione 2025. Nell’era del machismo ritrovato, delle belle da social, un concetto universale come quello raccontato in “Volevo essere un duro” diventa un manifesto generazionale, chissà quanto condiviso. Una riflessione però ci sta. In che direzione vogliamo andare?.
Per Achille Lauro vale discorso da super-big; niente soluzioni dissacranti per Sanremo 2025, salvo sorprese dell’ultimo minuto. Al Festival fa l’Achille Lauro, e alla fine piace.
Parole che (sembra), tornano protagoniste, ed i cantautori si prendono la scena, almeno quella della sala stampa. E così finisce in Top Five anche Brunori Sas, ballad-dedica alla figlia Fiammetta. Parole semplici, sentimenti semplici premiano anche in questo caso.
Il tempo di metabolizzare e si riparte. Cambio di abito e via per il tuffo in quello che resta qualcosa di più di una gara canora, spaccato di un paese che cambia e che si riflette nella sua musica, da non prendere per forza troppo sul serio. “Sono solo Canzonette”.