AcrossKissYou, Kinkaleri in Galleria dell’Accademia

Mi piace vedere la Galleria dell’Accademia come uno spazio aperto e attento a differenti espressioni artistiche sottolinea il direttore Cecilie Hollberg. È un luogo che preserva i capolavori della storia dell’arte ma è altresì contemporaneo e si rivolge a pubblici diversi. L’azione performativa dei Kinkaleri, attraverso linguaggi e modalità espressive del tempo presente, si relaziona con i capolavori di Michelangelo, come i Prigioni e il David, dandone un’inedita lettura.”

Kinkaleri nasce a Firenze nel 1995, opera fra sperimentazione teatrale, ricerca sul movimento, performance, installazioni, allestimenti, materiali sonori, cercando un linguaggio non sulla base di uno stile ma direttamente nell’evidenza di un oggetto. Oggi, il gruppo che ha sede a Prato, presso lo spazioK, è formato da Massimo Conti, Marco Mazzoni e Gina Monaco. Nella loro pratica artistica, il corpo è sempre stato percepito come il luogo delle trasformazioni, un modo per sperimentare consapevolezze percettive e organizzare pratiche che cercano di raccontare, fuori dalle luci delle evidenze, i piani in ombra della contemporaneità. AcrossKissKissYou si basa sulla relazione fra i corpi di cinque danzatori e la loro potenziale capacità di essere forma e sostanza di un sentimento di fragilità e potenza, vitalità e desiderio. Il tutto nella relazione stretta con l’ambiente, sublimato nelle forme e nelle linee di forza della scultura michelangiolesca a cui l’azione performativa è intimamente correlata. La performance – come spiegano i Kinkaleri – sperimenta la relazione del corpo con lo spazio fisico e con il corpo degli altri, dando vita ad un gruppo/corpo che si concentra sulla presenza di un’entità densa, complessa e stratificata, in relazione ai centri di tensione e punti di fuga, dove l’individuale e il collettivo diventano espressioni della stessa azione creativa, considerata operativamente come architettura fisica e corale, personale e d’insieme.

Un tentativo per liberare la forma in apertura verso il fuori, come molecole espanse, soggettive, libere e sovrapposte che amplificano nella loro postura la valenza politica del corpo stesso che le agisce. Un’esperienza fisica in cui strutture indipendenti diventano frammenti motori liberati in nuovo contesto denso di storia, rielaborati in partiture e inseriti in uno spazio simbolico generatore di una nuova forza dinamica dove il corpo, con la sua qualità, tecnica ed esperienza, diventa il medium di un altrove coreografico.