ViolaCult: I soliti sospetti e il Keyser Sousa

Maledetta Sousta:

Il gruppo gigliato è talmente affiatato che proprio non riesce a dividersi durante la sosta per la nazionale. Due volte il campionato si è stoppato, due volte si è interrotta la trionfante marcia viola.

L’ultima volta nell’infausta settimana delle 3 sconfitte, une e trine per dirla alla io Papa Francesco.

Napoli e Roma erano partite prevedibilmente difficili, anche se il risultato finale è stato condizionato da episodi;

50 sfumature di bianconero:

Dalla Russia a Mercatale, non era ipotizzabile che alla fine del primo tempo la partita vertesse su un maleodorante 2-0, per i cugini arrogantelli. A tratti, nelle barbe incolte di alcuni empolesi, si è visto uno scorcio di Marchisio misto all’ignoranza bonipertiana, attorniata di gobbitudine.

Il pressing della formazione di Giampaolo, che diventa sempre più un bell’uomo, era talmente alto che attimi di bel calcio sono passati tra le sciabolate larghe di Tomovic fino ai piedi rococo di Tata.

L’irresistibile scioglievolezza di Livaja:

Il simpatico Livaja ha dato prova di grande fair play, in stile Wanna Marchi, smanacciando in faccia il sempre morigerato Nenad; il quale era reduce da una serata all’insegna del buon gusto e dell’amicizia in nazionale.

Sfida senza regole:

Come le grandi tenzoni cavalleresche, o gli scambi tra gli intellettuali del 900′, abbiamo visto duellare Ante Rebic contro Mario Rui; un po’ come dire Freud contro Jung. Soprattutto il ragazzone croato testardo come un mulo incallito si è scontrato contro il portoghese. Provaci ancora Ante.

Ne carne ne Mati:

Mati che cosa sei? Il tuo neo alla Marilyn insieme alle tue giocate ti rendono esempio di classe ed eleganza calcistica. Ma ancora non sembra tu abbia trovato la tua strada; chiaramente ci auguriamo tu possa spiccare il volo per dare seguito al tuo talento che non si discute. Ma, come interno di centrocampo viaggiucci, come trequartista ti perdi nei meandri delle geometrie del bel gioco. Se solo tu trovassi  l’estro e la mira per centrare la porta e cambiare le partite, diventeresti la vera e propria manna. Lo chiederemo a Babbo Natale nella letterina.

Borja Design:

Si potrebbe dire che veder giocare Borja Valero ripaga il prezzo del biglietto. Ecco, insomma se si vince è meglio, però che agganci e che passaggi millimetrati. Questo doveva fare l’architetto o il geometra, insomma sicuramente avremmo degli edifici magnifici. Lui è il faro di questa Fiorentina, anche quando c’è tempesta… e un freddo infame arrivato all’improvviso.

Babacar su con la vita!:

Molti lavori sono cambiati, non ci sono più le mezze stagioni e anche il contributo dell’attaccante alla squadra è diverso. Il puntero, deve brigare, costantemente in pressing, correre come un pazzo e far girare la squadra. Alle volta sembra che il giovane senegalese naturalizzato fiorentino abbestia, sia un po’ spensierato, come se innamorato. Forse di se stesso.

Kalinic ancora, fallo dolcemente:

A Firenze per circa 10 anni una maledizione si è abbattuta sulla punta centrale, che è sempre stata sterilizzata. Si veda il caso Gomez; sembra essersi spezzata per il Nikola più magro e prolifico della storia. L’attaccante sembra Adrien Brody ne “Il Pianista”, però segna in quantità industriale.

Kaiser Sousa e il suo Vizietto:

Dietro a tutto il film della Fiorentina 2015-2016 c’è la stessa regia. Nei momenti belli e in quelli brutti. La vera arma in più di Paulo è il carattere con cui ha forgiato la sua squadra; ha dato un’anima, duttile e non dogmatica. L’allenatore portoghese è il mistero che unisce tutti i giocatori, da lui dipende la mentalità; proprio come il personaggio de “I soliti sospetti”, che ovviamente sappiamo tutti essere ***** +*****[NO SPOILER!]. Ma santo Paulo il girovago, l’uomo dai contratti brevi, alle volta mostra un vizietto. Turn Over tu mi turbi. Tenere il piede in più scarpe, cercare di gestire più competizioni e forse, se vogliamo essere proprio malpensanti -come diceva Andreotti: A pensare male spesso si fa peccato ma spesso ci si azzeccasembra che ci sia un po’ di supponenza nei confronti delle squadre più scarse; forse un sottovalutare gli avversari. Ma ovviamente, sono solo supposizioni. E se anche fosse così, il buon Paulo saprà correggere il tiro.

All’Europa, l’ardua sentenza

Gilberto Bertini

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