Oye come va, Pepito
I tre punti animano sempre l’atmosfera come la canzone di Carlos Santana, la sua Gibson ed i suoi assoli come il colpo di testa di Babacar e la tecnica di Pepito; lo stesso Pepito che in un sabato non troppo entusiasmante di settembre ci regala la gioia di tornare titolare dal primo minuto dopo 482 giorni; 482 vagiti di un amore che “dall’ansia di perdersi ha avuto in un giorno la certezza di aversi”. Un Pepito cosmopolita, passato dall’Inghilterra alla Spagna in una guerra di goal al più recente metaforico Portogallo. Eh si, perchè negli schemi portoghesi del condottiero Paulo Sousa, Pepito è la terza caravella laterale d’attacco. Il suo mancino e i suoi 174 centimetri di altezza e classe cristallina sono al servizio dell’ariete centrale Khouma el Babacar.
Quanti muscoli nella schiena ci vogliono per segnare un goal come quello del giovane Khouma, ci vogliono i muscoli nella schiena e la certezza di avere sotto contratto un vero talento. Già perchè nel suo pellegrinare tra serie B, campionato spagnolo e i lontani opachi panni della Fiorentina che fu di Sinisa, il giovane senegalese ha dimostrato con i gol la sua maturazione. Terzo componente della flotta, che ha sgominato la repubblica marinara del Genoa 1893, è un giovanissimo carrarino, anzi cararino, classe 1994, anch’esso mancino prestato al flusso dell’attacco laterale di destra. Per citare Wikipedia: “l suo ruolo preferito è l’esterno destro offensivo in un modulo 4-3-3, dove può accentrarsi e calciare in porta”
Descrizione che cade a pennello negli schemi del mister Sousa. Il grande sogno di questo attacco, che complessivamente ha 71 anni, deve misurarsi anche con la fase difensiva. Perchè il calcio è moderno. E sono gli esterni di attacco che devono aiutare anche a centrocampo, portare il pressing alto e poi tornare in copertura. Nella sua macrozona di campo Pepito ha il roccioso capitan Pasqual come terzino che arriva anche alla conclusione fuori di pochissimo; Dalla parte opposta alle spalle di Berna troviamo meno ordine e qualche sbavatura, dietro di lui troviamo Borja, Vecino, Alonso e un Badelj troppo irruento che si fa espellere per due falli evitabili. In questa panoramica di brusio in fase difensiva Berna si perde, soprattutto imparerà con l’esperienza a dosare le forze e non sprecarsi in eccessivi sforzi.
Sicuramente non è stata una partita emozionante. Da entrambe le parti; il Genoa non ha presentato temerarietà, presenta una manovra lenta ed ancora prevedibile probabilmente figlia del rimpasto estivo con l’inserimento di Pandev il reduce del triplete mourignano che si mangia in un pallonetto troppo alto forse l’unica occasione da gol della formazione ligure.
Per quanto riguarda la Fiorentina erano importanti come il pane i tre punti, sicuramente hanno aumentato il morale all’interno di uno spogliatoio che ancora si deve compattare.
Buona la prima di Astori sembra assurgere al ruolo di Gonzalo; ancora non ha la stessa personalità della rockstar di Buenos Aires ma almeno ha scongiurato due cose: la paura delle “cappellate” come si dice a Firenze, e Gonzalo si può far venire un raffreddore.
Esordio incolore di Kuba. Cioè, lo sguardo ad assassino e i polpacci enormi da chi cavalca le fasce di tutta l’Europa che conta ce li ha.
Forse il momento più bello di tutta la partita è stato lo scambio tra due giocatori che hanno giocato due finali di Champion’s rispettivamente nell’Atletico e nel Borussia; Kuba e Mario Suarez a ballare sulle note di Dance Sister Dance dalla chitarra di Santana.
P.s con simpatia dedico a Gasperini la frase che sentii anni fa nel circolino dove vidi un Fiorentina-Palermo 4-1: “Vaia vaia Gasperini tu fai prima ad aprire un caccia e pesca”.
Carlos Santana – Dance sister dance
Gilberto Bertini
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