“Le voci della sera”, in scena con Silvia Frasson
Una storia struggente e delicata sulle relazioni, sui rapporti umani, sulle abitudini e disabitudini d’amore. Capolavoro di Natalia Ginzburg, “Le voci della sera” è il romanzo che l’attrice e autrice Silvia Frasson porta in scena lunedì 12 febbraio (ore 19) alla Biblioteca Ragionieri di Sesto Fiorentino, ultimo appuntamento della rassegna “IN ASCOLTO: Femminilità – Cinque attrici in lettura.
Lo spettacolo è a ingresso libero. Prenotazioni online su http://bit.ly/eventiadulti o telefonicamente al numero 055.4496851. Al termine, per chi lo desidera, c’è l’apericena alle Fornaci di Doccia, lo spazio ristoro della biblioteca (15 euro, prenotazioni 338.6779157).
Nella narrazione de “Le voci della sera” Silvia Frasson sostituisce la voce alla parola scritta, vestendo i panni e lo sguardo di Elsa, protagonista a cui la Ginzburg affida il questo racconto sui sentimenti da cui non tutti si lasciano travolgere, sui pensieri che troppo spesso vengono sotterrati per poter continuare a vivere senza troppo domandare. Ritratto perfetto, scritto più di 50 anni fa, di un modo indeciso e impermeabile – tuttora contemporaneo – di vivere la propria vita e le relazioni con gli altri.
Il vecchio Balotta e sua moglie Cecilia. I figli del vecchio Balotta e il Purillo. La signora Ninetta Bottiglia e sua figlia Giuliana. La madre di Elsa e zia Ottavia. Elsa e il suo Tommasino… Tutti i personaggi passano attraverso il corpo e l’immaginario di una sola attrice: alcuni di loro animano scene e momenti esilaranti, dialoghi pieni di ironia, strappano sorrisi e leggerezza, altri riempiono lo spazio scenico di travolgente sentimento, per cui si rimane senza fiato.
Ecco con cosa si scontra Elsa, con quelle voci degli altri, con quell’abituarsi degli altri ad un modo di vivere e di accontentarsi della vita che lei non sceglie.
“Alla scrittura della Ginzburg mi avvicina lo sguardo per le cose e l’essere umano – spiega Silvia Frasson – scarno da fronzoli, per raccontarne l’essenza, la fatica, a volte lo strazio, così reale e concreto che caratterizza i nostri giorni, il nostro quotidiano. Leggiamo la Ginzburg e riconosciamo le cose per quello che sono. È dunque autrice perfetta da portare in scena, luogo dove le persone possono sentirsi raccontate, viste, comprese. Un luogo dove ci si specchia, ci si confessa, si maledice o si benedice, ma non soli, come siamo nelle nostre case, ma in comunità”.
Musiche originali di Guido Sodo.