È bene essere tutti uguali?

25 marzo, grande festa a Firenze con il tradizionale Capodanno fiorentino, corteo, spettacoli, concerti, un’intera settimana dedicata alla centenaria ricorrenza.
26 marzo, rassegna del mattino, il baricentro dell’attenzione si sposta. Poco spazio ad un pezzo della storia della città, sui giornali “vince” la vicenda coperte termiche protagoniste proprio alla Santissima Annunziata, fulcro delle celebrazioni.
Tema importante ed universale, la riflessione é per tutti e ci sta; un peccato però che strumentalizzazioni e varie abbiano ridotto al lumicino il focus su una delle poche tradizioni fiorentine che ci sono rimaste.
E l’attenzione, la mia, per questa volta fa rientro a “casa”. Non avremo forse sprecato l’occasione per rivivere Firenze come la desideriamo? Vera e autentica in un mondo già di per sé così globalizzato.
Non Parigi, non New York, non Singapore. Solo Firenze. La vecchia, bella, piccola Firenze.
Viviamo oramai tutti nella stessa città, con gli stessi negozi, lo stesso stile, gli stessi caffè, le stesse mode, addirittura i gusti si sono appiattiti e omologati ad un certo standard. La grande idea del tutto ovunque, ci ha portati ad essere tutti uguali, finalmente cittadini del mondo. Ma stiamo rinunciando a qualcosa?
In un mondo in cui possiamo andare dappertutto, ma in cui allo stesso tempo Bali assomiglia molto alla Sardegna e in cui il sushi di Milano è più buono di quello di Tokyo, il tutto ovunque vale la candela?
In nome dell’evoluzione non rischiamo di perdere la nostra autenticità?
Stiamo forse perdendo noi stessi per essere uguali a quelli che in realtà stavano cercando di assomigliarci? Tornare unici, quando il capodanno é foriero di buoni propositi mi sembra quello giusto come primo della lista.