“Crazy Sayaka” – Visioni aliene e critiche terrene

Nonostante goda di minor fama rispetto ad altri autori giapponesi contemporanei, Murata Sayaka rimane nella mente di chi decide di immergersi tra le pagine dei suoi romanzi per per la schiettezza e la lucidità della sua prosa e per le tematiche scomode che affronta – come l’abuso, la violenza, la difficile integrazione sociale, la rapida perdita dell’infanzia. L’autrice va a fondo dei temi che presenta attraverso le situazioni che costruisce: non dà un’analisi, bensì offre occasioni di riflessione, giocando con l’empatia che irrazionalmente nasce in ciascun fruitore davanti ad una narrazione. Se non si sta attenti e ci si lascia trascinare dalla narrazione soggettiva dei suoi libri, potremmo renderci conto di parteggiare per qualcosa che nella realtà ci troveremmo in difficoltà a difendere.

I Terrestri è la storia di ribellione della giovanissima Natsuki, che sin dalla 3° elementare ritiene di avere dei poteri magici, che le consentono di sopravvivere alla realtà dura e ingiusta con cui si deve confrontare ogni giorno: punita fisicamente ed emotivamente dalla sua famiglia che la ritiene «un caso disperato» che «non combina mai niente di buono», Natsuki trova una piccola oasi di pace nella casa dei nonni ad Akishina e nella compagnia di Yuu, suo cugino. Ogni anno sul suo calendario segna il conto alla rovescia fino all’Obon, il periodo di riunione di tutta la famiglia per onorare gli avi, che le consente sfuggire alla realtà soffocante, almeno fino a quando un evento inaspettato le toglierà anche questa unica e piccola occasione di fuga. Seguiamo la protagonista negli anni, la vediamo crescere ed essere schiacciata da abusi sessuali; la vediamo distrutta e in cerca di una fuga, difficile da trovare nonostante i suoi poteri immaginari: solo quando elimina la «strega cattiva» il suo mondo è libero dai malefici. L’agognata fuoriuscita e liberazione dai doveri della «fabbrica», che ben identifica sin dall’età di 8 anni, si materializza in parte con il matrimonio inusuale con Tomoomi: i due vivono con un regolamento e con camere da letto separate, per sfuggire – per quanto possibile – alle pressioni sociali. La rottura definitiva si concretizza solo nelle ultime e potentissime sessanta pagine, propulsive e critiche della società e della «fabbrica» che impone di lavorare e procreare come un perfetto meccanismo di una macchina.
Nonostante il libro sia vestito di una grafica accattivante e quasi onirica, realizzata da Massimo Dall’Oglio, Murata Sayaka affronta dei temi-tabù scottanti: l’incesto, l’omicidio, il cannibalismo, si uniscono ad altri fenomeni molto reali come quello degli hikimori e dei johatzu, che scelgono di sparire ed “evaporare” dalla società, fondata sulla prestazione e sulla perfezione, con standard irraggiungibili e che causano vergogna e sofferenza in chi non vuole, o non riesce, a ridursi ad una mera parte meccanica.

Una volta letti i libri di Murata, pubblicati in Italia da edizioni e/o, ci si rende conto che le società distopiche e i comportamenti alieni, come quelli dei suoi protagonisti, non sono frutto di una fervida immaginazione, bensì di una visione chiara, e soprattutto critica, della realtà che l’autrice ci chiede di osservare senza distogliere lo sguardo.

Una lettura fortemente consigliata per stomaci forti che desiderano riattivare il loro spirito critico, magari sopito dagli obblighi quotidiani.

Murata Sayaka, I terrestri, edizioni e/o, ottobre 2021, pp. 272, 9788833573854, € 17,50. Traduzione di Gianluca Coci.

 

di Carolina Muccini