4 cose spiacevoli successe nei ristoranti di Firenze

Nel secolo del food 2.0, a Firenze c’è una vera e propria esplosione di locali mangerecci. Pensate a quanti nuovi locali in Industrial Design (w la fantasia) sorgono nel centro, specialmente nelle zone Oltrarno.

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Un bancone in legno? mah dai? Davvero? Non ce l’ha nessuno!

 

“Fidanzati per mano, famigliole festanti

Di sguardi petulanti

botte a chi non ubbidisce insulti”

 

Lo scorrere dell’alimentazione smart si mescola alla tradizione popolare e nascono prodotti meravigliosi come la bistecca veggie o il lampredotto di sushi. Che giuro aver visto, e scommetto che non proviate difficoltà nel crederlo.  

Poi ci troviamo con i miei amici a discutere quale sia la pizza migliore di Firenze. E qui mi cascano le braccia e mi accorgo che anche una semplice pizzariella è diventata oggetto di costume, non più ‘una pizza e una birra’ caciarona, rilassante e popolana; anch’essa è oggetto di disquisizioni soloniche, misurazioni lombrosiane su impasto, mozzarella e pommarola.

C’è chi guarda il dito e chi guarda la pizza.

Ma ‘il servizio di sala è il 50% del ristorante’ , come ha detto l’eminenza grigia dei risotti Gualtiero Marchese, e non sempre è all’altezza. Insieme a ingredienti di dubbia provenienza, alle volte i ristoranti si impegnano per avere un risultato: far scappare i clienti.

Ed ecco 4 cose spiacevoli successe nei ristoranti di Firenze:

Le patatine strizzate come brufoli

In un noto ristorante, in zona San Lorenzo, si fa una gran pubblicità agli hamburger e alle patatine fritte. Addirittura la campagna social e promozionale di tutto il locale si affida a delle saporitissime immagini di panini accompagnati da freschissimi pomodori. Volenteroso di scoprire il gusto di quei panini ho ordinato il panino più satollo del menù che aveva un prezzo notevolmente più caro rispetto agli altri. Per farla breve: la carne sembrava la soletta della scarpa di Garibaldi, dopo aver unito l’Italia: molto secca. I tartufi grattugiati sopra, che effettivamente facevano lievitare il prezzo, erano forse finti. Ma il vero cult della cena sono state le patatine fritte. Negli annali si racconterà delle piccole patatine strizzate come brufoli dai quali grondava un liquido non ancora identificato; per alcuni, i pochi sopravvissuti, era olio. Forse un tempo, forse secondo i Maya.

I camerieri sboccati

Non c’è niente da fare: quando ti prende la fame, devi mangiare. Anche se è sabato, sono le 13.45 e sei in pieno centro, zona Santa Croce. Ma tu sei un tipo ostinato e non scendi a compromessi:

Col cavolo vado nei locali per turisti

Dunque sono disposto a fare un bel pezzo a piedi per andare in quel bel ristorantino che fa la ciccia buona, ed è famoso per quello. Attraverso l’Arno, ed eccomi a pranzo. I prezzi non sono bassi, ma il gioco vale la candela. Anzi direi che sono un prezzo quasi luxury. Per cui mi aspetto che tutti gli aspetti del ristorante siano del medesimo livello. E nel cibo, anche le dimensioni contano. Troppo? Troppo poco? Non si mai quale sia la via giusta, ma quando mi trovo davanti 35 euro di hamburger, mi permetto di esigere una dimensione più grande di due tazzine di cafè. Ma il fatto veramente significativo è stato il siparietto dei camerieri che, ad orario di chiusura, mentre stavo finendo di mangiare un pasto pagato profumatamente, si sono messi a berciare; il colmo è stato il titolare che noncurante dei clienti, fomentava lo scambio di battute ad alta voce, con un registro linguistico non adatto all’ambiente. Siamo tutti caciaroni, ma l’educazione in sala e in un ristorante, specialmente di questo calibro, è un fattore fondamentale.

 

Il Waffel della discordia 

Questa è una storia per padroni di cani, quindi potrebbe dividere i più; ma comunque, a me è sembrata molto maleducata come situazione, per cui è inclusa in questa blacklist. Zona Santa Croce, un pullulare di locali chicchettosi, c’è l’imbrarazzo della scelta. In una via, piccola ma nota, vi è un ampio locale mitteleuropeo, con velleità di spazio artistico, sala da tè e da pranzo. Uno spazio polivalente. Ci sono stato per ben due volte, la prima ho aspettato un tè caldo al tavolo circa una ventina di minuti. La seconda, immemore dello spiacevole accaduto della prima, ho avuto l’ardore di portarvi il mio cucciolo di labrador. Un anno e mezzo, color cioccolata tutto muscoli e irruenza. Eravamo affamati e allora ho ordinato da mangiare per tutti e due. Per il mio piccolo amico a 4 zampe ordino un waffel. La padrona mi guarda e mi chiede “cosa ci metto dentro?

Nulla, grazie. E’ per il cane.”  Avessi mai risposto così. La signora, ha cambiato espressione e mi ha detto con faccia notevolmente indispettita: “Eh no, per il cane no! Ma figuriamoci se do un waffel per un cane”.

Capisco la diffidenza e lo stupore, ma non il disagio che mi ha lanciato addosso.  Insomma, da quel momento, oltre la pachidermica lentezza usuale, sono stato trattato con grande freddezza.

 

Pizza marcia

Un ingrediente fondamentale della pizza è la mozzarella. E quando ti trovi ad una cena di compleanno in zona viale Lavagnini vorresti startene tranquillo. Poi addenti la tua ‘Maialona’, e vieni permeato di sapori orientali. Shock in my mouth, direbbe il maestro Franco Battiato, in quella mozzarella c’era una pioggia di aminoacidi. Niente di più simpatico di avere poi una nottata simpatica, a contemplare i soffitti del bagno; confermata da tutti i commensali.

 

Se anche a voi è capitato qualcosa di strano, potreste scrivercelo a redazione@firenzefuori.it

 

Gilberto Bertini